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Giàiro  e la Misericordia
(Lc 8,40-56)

di Claudio Capretti

 

“Il tuo volto Signore io cerco, non nascondermi il tuo volto”. Quante volte nella mia vita le mie labbra hanno pronunciato queste Tue parole, eppure, mai come in questo momento esse si imprimono così profondamente nel mio cuore. Ti cerco Signore, so che ci sei anche se non riesco a vederTi. In questo momento, ho l'impressione che Tu sia come quel sole avvolto da dense nubi di cui, molti anni fa, mi parlava il mio rabbunì; un sole presente pur essendo nascosto. Mi disse inoltre, che a volte il Signore permette che ciò avvenga affinché mediante questa prova, si possa manifestare ciò che giace  in fondo al  nostro cuore. Ricordo molto bene tutto questo, in modo particolare adesso, dove la densa nube che mi avvolge e che mi impedisce di vederTi, è la grave malattia che ha colpito la mia unica figlia. La guardo, e il suo corpo inanimato proclama il canto di un’imminente vittoria della morte sulla vita. Osservo le lacrime che scendono sul viso di sua madre che si incanalano facilmente sulle prime rughe che segnano il suo volto, e in ogni lacrima vi scorgo un oceano di dolore. Dodici anni figlia mia, non hai che dodici anni.  Possibile che l’Onnipotente ti abbia concesso un tempo così breve?  Tra non molto avresti celebrato  il rito del Bar Mitswah, in cui saresti divenuta Figlia del Comandamento, tempo in cui saresti passata dall’ubbidienza ai tuoi genitori, all’ubbidienza della Torah. Io stesso ti avrei insegnato uno ad uno i 613 mitswot, ti avrei detto che ognuno di essi è essenziale, che non ce ne sono alcuni più piccoli o altri più grandi, ma che tutti insieme  formano e danno pienezza alla vita. E visto che ti piace molto giocare con i numeri, avrei aggiunto che: 6+1+3 fa 10, come le dieci  Parole di vita; allora il tuo viso si sarebbe illuminato per lo stupore strappando al mio cuore l’ennesima gratitudine all’Onnnipotente per averti donata a me. Dodici sono gli anni in cui ci si prepara per il matrimonio, tempo in cui il primo flusso mestruale è l’evidente segno che ti saresti preparata ad accogliere la vita, a divenire sposa e poi madre. Onnipresente Signore perché stai permettendo questo nella mia vita?  Hai risparmiato Isacco, perché non risparmi mia figlia? Perdonami, chi sono mai io per rivolgermi a Te in questo modo? Sono certo che Tu veda quanto ampia e profonda sia la mia sofferenza, sono certo che capirai che è solo il dolore che mi porta ad osare tanto. Il significato del mio nome dovrebbe rasserenarmi, poiché porta in se una grande promessa: “Jhwh resuscita”, eppure fatico a trovar pace in questo momento. Tu lo sai Signore, è da molto tempo che ti servo nella sinagoga, che ufficio i sacri riti, che scruto le Scritture e dovrei essere migliore degli altri nella prova, ed invece, sono come polvere che il vento può sollevare in qualsiasi momento, solo canna che il vento piega come vuole. Rimani in me Signore, illuminami, è giusto che io vada a chiedere aiuto a Gesù di Nazaret, colui che dicono sia il Messia?  Alcuni, negano con forza che Egli lo sia, in quanto affermano che il Messia arriverà nella gloria e nella potenza del Signore, che verrà a liberarci dai nostri oppressori; ma come può fare questo chi si circonda di una dozzina di uomini, di cui la maggior parte di loro sono solo pescatori?.  Eppure, il Signore tramite il profeta Isaia identifica il Messia con un’altra figura, quella del servo sofferente di Jhwh che prenderà su di se il peccato del mondo, colui che verrà “trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità”. Se così fosse, allora i nostri oppressori non sono tanto i romani, ma le nostre iniquità. Gli altri capi della sinagoga non lo vedono di buon occhio, davanti a lui si sentono svelati, e il favore con cui il popolo guarda a Gesù, li disturba non poco. La loro visione deve essere offuscata dalla gelosia, ho l’impressione che siano come coloro che attendono il sorgere del sole guardando nella direzione dove tramonta.  Non riesco a vedere  niente di male in quest’Uomo; passa annunciando la buona novella, i suoi miracoli sono i segni forti della presenza del Regno di Dio, in lui, ne sono certo, risiede l’Eterno Presente. E se Tu, compi simili prodigi, allora hai anche il potere sulla vita e sulla morte, quindi, nulla a Te è impossibile. Forse, questo mio dolore è la via per  rivelare con maggiore evidenza tutto questo. Vengo allora da Te, affinché Tu venga da me, mi butto ai tuoi piedi, segno che riconosco in Te un’autorità divina affinché tu possa rialzarmi e  altro non ho da dirti che: “La mia figlioletta sta morendo:vieni a imporle le mani perché sia salvata e viva”.  Non una sola domanda mi poni segno che sai già tutto e nonostante la folla si stringa intorno a te, prendi a seguirmi. Ho fatto bene a venire da Te Signore, perché il cuore si alleggerisce un poco, un soffio di speranza accarezza l’anima mia, il solo starti accanto riaccende in me la vita.  Prima di venire da te Signore, ero combattuto, tra la Legge, e i pregiudizi che i  capi della sinagoga hanno su di Te. Questo dolore per mia figlia mi ha dato la forza di scegliere Te, ed ogni dubbio viene dissipato dalla guarigione di questa donna, che interrompe un poco il nostro cammino. Tutti siamo testimoni della sua guarigione, infatti, da circa dodici anni è afflitta da perdite di sangue. Che strana coincidenza, quando nacque mia figlia, per lei fu l’inizio del suo dolore, della sua emarginazione, ed ora la sua fede nascosta  in Te, rafforza la mia manifesta fede in Te.  Poi un annuncio irrompe in mezzo a noi: “Tua figlia è morta! Perché disturbi ancora il Maestro?” .  Come a voler dire: “Tutto quello che hai fatto è stato inutile, oramai nulla si può più fare. Lascia stare tutto e vai a piangere tua figlia”. Il cuore sembra quasi fermarsi, il respiro viene meno, quello che non avrei mai voluto sentire viene ora proclamato in modo così doloroso. Per un istante immagino la mia figlioletta senza vita distesa sul letto, e ho come l’impressione di sprofondare nelle acque più profonde, vorrei correre da lei, abbracciarla un’ultima volta, consolare mia moglie….. Ti guardo mio Signore con il cuore in subbuglio come a volerTi dire: “Cosa devo fare?”.  Non occorre che questa domanda esca dalle mie labbra, non occorre che ti descriva lo sconforto che attanaglia la mia vita perché guardandomi mi dici: “Non temere, soltanto abbi fede”.   Ripenso alla donna guarita poco fa, ripenso a ciò che sentivo in cuor mio prima di arrivare da Te, a ciò che ho provato nel consegnarti il mio peso, ed è per questo che voglio avere fede in Te, è per questo che riprendo a seguirTi.  Già da lontano le urla di dolore arrivano alle mie orecchie, ma Tu Signore come a voler calmare i loro animi dici loro: “Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta ma dorme”.  Ti deridono o Signore, non credono in Te. Entrambi gli atteggiamenti di questa umanità sono fallimentari. Lo sono i primi che si rassegnano alla morte, che si fermano impietriti dinnanzi ad essa, perché sono convinti che tutto è finito, che oltre la morte c’è solo il buio e le tenebre.  Ma lo sono in modo peggiore i secondi, i quali non credono in Te, che con il loro deriderti vogliono allontanare da Te coloro che sperano in Te. Li cacci via ed ora siamo solo noi sette, Tu, i tuoi, io, mia moglie e la mia bambina. Nulla ti turba mio Signore, prendi la mano della mia bambina incurante della sua impurità divenendo Tu stesso impuro, e volgendoti a lei come se dormisse gli sussurri: “Alzati fanciulla”. Per un istante tutto è immobile, poi il respiro torna di nuovo ad abitare il corpo della mia bambina, sua madre si stringe forte a me e nei suoi occhi si riaccende di nuovo la luce. Guardo mia figlia ridestarsi da un lungo sonno e sembra che nulla l’abbia turbata. Apre gli occhi e li volge verso di Te, che con la Tua Parola gli hai restituito la vita, un lieve sorriso si imprime sui vostri volti. La morte l’aveva presa con se,  sembrava che avesse vinto lei, pensavamo che l’ultima parola sarebbe stata la sua, invece, Tu le hai ordinato di retrocedere, e docilmente ti ha obbedito. Un invisibile duello si è consumato tra queste mura, morte e vita si sono affrontate in duello, la prima è stata sconfitta, la seconda ha trionfato.  Ora Signore, attraverso questo fatto concreto della mia vita riconosco in Te il  Cristo, la Pasqua della nostra salvezza.  

 

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