Don Daniele

Omelie Audio

Catechesi Audio e Video

Riflessioni e Omelie Scritte

S. Messa presieduta a Medjugorje

Novena Natività B. V. Maria

S. Messa Santo Sepolcro

   

Triduo della Divina Provvidenza

 

Rosario

Aderisci alla Preghiera

Monastero Virtuale Home

Testimonianze

Monastero Virtuale Home

Download Depliant

Monastero Virtuale Home

Dati Riepilogativi

Monastero Virtuale Home
Stampa

L’adultera e la Misericordia

di Claudio Capretti

Sono posta in mezzo, al centro di un qualcosa da cui non si può più scappare e dove l’angoscia ha spento ogni speranza. Forse è così che deve sentirsi  un’animale braccato, quando capisce che la sua corsa è oramai giunta al termine. In questo momento, capisco anche chi nella vita si sente accerchiato dai suoi nemici e rimane in attesa del colpo di grazia. Così sono io oggi, chiusa, assediata dentro un cerchio. Da bambina giocavamo spesso al gioco del cerchio, mi piaceva stare in mezzo e vedere le mie amiche che tenendosi per mano, facevano un cerchio e iniziavano a ballare intorno a me. Mi sentivo protetta, ero certa che nessuna cosa dall’esterno di quel cerchio mi potesse raggiungere. Alzavo gli occhi al cielo e sorridevo, ed ero felice, capivo che per esserlo bastava veramente poco. Poi molte cose nella mia vita sono cambiate ed oggi mi trovo dentro un cerchio che non protegge, ma che avanza sempre più minacciosamente verso di me. Ho come la sensazione di essere sospesa da un filo, al centro di un pozzo oscuro, in attesa di una parola, di un ordine che recida il filo e mi lasci cadere nel vuoto. Dovrei urlare, chiedere pietà a qualcuno, giustificarmi in qualche modo, ma chi mi ascolterebbe?. Chi potrebbe muoversi a pietà per una come me?  Improvvisamente le ginocchia si piegano, più per una resa di cuore che per altro, sono a terra segno di una disfatta finale.  Le lacrime miste a sudore cadono per terra, mescolandosi  formando una piccola fanghiglia. Fisso avidamente questo particolare, come se fosse l’ultima cosa  che mi sia rimasta, l’unica cosa che mi porterò dietro come  unico salario di una vita sbagliata. China a terra, fisso quel pezzetto di suolo appena bagnato dal dolore che ho dentro, sembra che da un momento all’altro quel piccolo lembo di terra si apra dinnanzi a me per inghiottirmi. Il terrore incalza sempre di più, la paura ha reso gli onori alla disperazione e mi ha consegnata ad essa, come un trofeo. Qualcuno, non ricordo chi, una volta mi disse che il male adotta questa tattica: sedurre con dolci parole e una volta raggiunto il suo scopo, ti scaraventa nella  disperazione più feroce, dicendoti di continuo:“ Sei rimasta sola, è finita! Non vedi come sei sporca?”.  E’ tutto vero,  ed è capitato a me. Improvvisamente il silenzio della folla interrompe i miei pensieri; tra lo spazio delle ciocche dei miei capelli, intravvedo un anziano che dopo aver alzato le sue braccia per attirare l’attenzione di tutti e intimare il silenzio, punta il suo dito verso di me, e rivolgendosi ad un uomo seduto, gli dice: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?” .  Ho un sussulto di rabbia; strana questa legge Mosaica che  punisce la donna, ma non l’uomo che adultera con essa. Intravvedo appena la figura di quest’uomo che hanno chiamato Maestro; perché stanno delegando a Lui la mia sorte? Perché mi hanno condotta a Lui? Che hanno a che fare i miei accusatori, con quest’uomo? Chi mai sei tu, e perché ti chiamano Maestro?  Chiunque tu sia, ho come la sensazione che entrambi siamo dentro questo cerchio, entrambi accerchiati da un qualcosa che vorrebbe distruggerci, eppure Tu sembri incurante di ciò che sta accadendo.  Fisso il Tuo dito che non punta verso di me, non mi accusa, ma scrive sulla terra. Cosa lo ignoro, credo che tutti lo ignorino.  Cosa risponderai  Maestro, a questa domanda?. Se dirai di no allora andrai contro la legge, e forse lapideranno anche Te; se dirai di si, allora ne verrai squalificato. In un modo o nell’altro entrambi non faremo una bella fine. Ho la sensazione che il mio cuore si fermi come  se venisse compresso da più parti, ora sei Tu al centro dell’attenzione, Tu sei il mio tribunale, ma forse anche il tribunale di Te stesso. Cosa dirai?  La richiesta di una Tua risposta da parte dei miei accusatori si fa sempre più incalzante, poi il Tuo dito si ferma e  la Tua voce risuona nell’aria: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei” .  Li guardi, li fissi uno ad uno e torni di nuovo a scrivere per terra, segni che forse rimarranno misteriosi, fino alla fine dei tempi. Vorrei che sul quel fazzoletto di terra Tu stessi scrivendo tutti i miei peccati, perché avrei la speranza che il vento del perdono, soffiando, li cancelli, se li porti via per sempre, ed io avrei ancora  una speranza. In un attimo, mi appare evidente tutta la stoltezza umana, la nostra, quando passiamo parte della nostra vita nel ricercare le colpe degli altri, per inciderle nelle pietre e  scagliargliele contro con rabbia. Ci inganniamo nel ricercare la nostra colpa e detestarla, ma poi altro non siamo che giudici spietati di tutti, e mai di noi stessi. Tu Maestro buono, non sei così, Tu li incidi su qualcosa che poi verrà cancellato. Non lo so perché, eppure sento la salvezza avvicinarsi a me e capisco che una non risposta, o una risposta diversa da quella che indicano gli uomini, è la risposta vera. Risposte sbagliate che nascono da domande sbagliate che si annullano dinnanzi ad una risposta vera, la Tua. Sei entrato con me dentro questo cerchio, e la Tua Parola lo ha disgregato.
Il cuore ritorna a pulsare di nuovo, salvata da quest’uomo, dalla Parola di questo Maestro. Guardo un poco i miei accusatori, stanno allontanandosi da me. Gli ultimi, ad allontanarsi sono i più giovani. Che tutto questo sia servito anche a loro?  Chi lo sa…
Mi abbandono ad un pianto liberatorio, tutto il peso che gravava sulla mia anima, tutto il male che ho commesso che mi stava condannando, si è come riversato, dissolto su quest’Uomo. Lo hanno coinvolto, messo alla prova, affinché si pronunciasse con una parola di condanna, come voler dire: “Vedi neanche Tu puoi fare qualcosa per questa adultera”.  Ed invece Tu mi hai salvata. Molti uomini mi hanno strappato il cuore, lo hanno calpestato, Tu, oggi, me lo hai rubato. Molti lo hanno ferito, Tu, oggi, lo hai guarito. Inutili amori avvelenati lo hanno macchiato, Tu in un solo istante, lo hai purificato, reso di nuovo vergine. Molti mi hanno portato così in alto, affinché cadendo mi facessi più male, Tu Maestro buono oggi mi raccogli dalla polvere, fasci le mie ferite e mi rialzi. Una voce in me finora sconosciuta grida con forza: “Svegliati mio cuore, svegliatevi arpa e cetra, voglio svegliare l’aurora”. Siamo rimasti soli, io, misera non più prigioniera di un cerchio, dinnanzi alla Misericordia. “Donna dove sono? Nessuno ti ha condannata?” . Lo so, Tu sei Dio, solo Lui può perdonare i peccati, solo Lui non condanna. Il senso di essere dinnanzi ad un oceano di misericordia avvolge il mio cuore nella dolcezza,  sale il desiderio di immergersi di abbandonarsi in Esso. Non puoi non essere che il Messia, vorrei dirtelo, ma ho la forza di risponderti appena: “Nessuno, Signore” .  Nessuno mi ha condannata, mio Signore, non sono più una cosa sola con il peccato. D’ora in poi, chi potrà mai separarmi dal Tuo amore?.  Poi la Tua Voce risuona ancora nell’aria, ed è la brezza del perdono che soffiando su di me mi restituisce la vita: “Neanch’io ti condanno; và e d’ora in poi non peccare mai più”.     

 

Aggiungi commento
  • Nessun commento trovato

Traduzione Sito

Libreria


Bibbia CEI

Login

Link Utili

  •  

  •  

  •  

News

 

 




  •  




  •  




  •  















  •  







  •