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Giovanni Battista e la misericordia

(Lc  3,1-18)

di Claudio Capretti

“Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti”.  “Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore: egli convertirà il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri”.
Dal deserto mi hai chiamato o Signore, per inviarmi a  “percorrere tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”. Un battesimo che riconduca a Te i cuori erranti delle tue creature, che li rendesse sensibili al passaggio di Colui che da molto è atteso: il Salvatore del mondo.
Inizialmente molte domande hanno assediato il mio cuore. Perché proprio io o Signore? Perché non un altro meglio di me?.  Poi, placasti il mio cuore con la tua presenza, e il rumore delle domande venne meno per fare spazio alla tua santa volontà, quella di essere voce che annuncia l’imminente venuta del Verbo fatto carne, o  messaggero che anticipa il passaggio del Forte in mezzo al suo popolo. Essere solo amico dello sposo che deve condurlo con gioia dinnanzi alla sua  sposa; solo colui che deve diminuire affinché possa aumentare Colui che porterà su di se il peccato del mondo. Il Nuovo che i profeti hanno annunziato sta per arrivare, ed io non sono che la linea di un confine che non mi è consentito varcare, poiché il talamo nuziale appartiene solo allo Sposo. “Non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal grembo di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla salvezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto”.  Questo, fu il comando che Gabriele, l’angelo che sta’ dinnanzi a Dio, diede a Zaccaria mio padre quando gli annunciò che, per dono divino, sarebbe diventato padre. Io, Giovanni, discendente della classe sacerdotale di Abia da parte di padre, e di quella di Aronne da parte di madre, venni introdotto, ancor prima di nascere, nella tradizione sacerdotale. Sussultai di gioia nel grembo di mia madre all’udire il saluto della Vergine che ti portava nel suo grembo. Colma di Spirito Santo, Elisabetta con gioia rispose: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!  A cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto  ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.  I suoi occhi, seppur colmi di anni, riconobbero l’Aurora che portava in se il Sole nascente, il Messia tanto atteso, la salvezza dell’umanità. La Grazia Divina impregnò l’aria, avvolse entrambe le donne che con immenso affetto si abbracciarono. Il vecchio, mediante l’anziana madre sta volgendo al termine, si incrocia, si fonde con il Nuovo che avanza mediante la giovane Donna. L’antico si immerge nel Nuovo senza esserne cancellato, ed è suggellato dal cantico che la Vergine intona: “L’anima mia magnifica il Signore, il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore……..Ha soccorso Israele suo servo, ricordandosi della sua misericordia”..  Meraviglioso cantico della  piena di Grazia, che in fretta parte dal suo villaggio per mettersi a servizio dell’anziana parente in attesa della mia nascita. Quale immenso e immeritato privilegio ebbi, quello di essere accolto tra le mani della madre del mio Signore, appena uscito dal grembo di mia madre. Il silenzio che avvolgeva il mio buon padre a causa della sua incredulità si infranse quando venni alla luce, e colmo di Spirito Santo tenendomi fra le sue braccia iniziò a benedire il Signore dicendo: “Benedetto il Signore Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo…Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza….”  Ed infine profetò:  “E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla bontà misericordiosa del Signore, per cui verrà a visitarci come sole che nasce dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace ”.  Dolcissima preghiera di benedizione, portatrice di una missione che il Signore aveva in serbo per me fin dall’eternità. Ogni volta che la riascoltavo o che la ripetevo nel silenzio del mio cuore, la tua volontà su di me, o mio Signore, era sempre di più illuminate dalla Luce. Fu cosi che la luce del mondo non fu più sufficiente a colmare il desiderio di Te, c’era un tuo progetto su di me e solo ascoltando il tuo silenzio, solo rifugiandomi in Te, l’avrei scoperto. Per questo fuggii dal mondo e mi rifugiai nel deserto. In questo luogo preparasti il mio cuore ad essere un piccolo stoppino infiammato che dovrà condurre  i cuori al Fuoco vivo che mai si consuma, ad essere solo voce inviata a coloro che non hanno pace fino a che Tu non ti manifesterai in mezzo a noi. Annuncio la sua imminente venuta vestito con la pelle di animali impuri, perché in fondo è ciò a cui assomigliamo fino a quando Tu non venga a riscattarci.  I miei fianchi sono cinti con la cintura di pelle, o meglio, della volontà a compiere opere sante, gradite a Dio, opere che scaturiscono da un cuore convertito.   Mio nutrimento sono le cavallette, piccoli animali che fuggono alla passaggio dell’uomo, che saltano per non farsi prendere. Animali simili a questa umanità che all’annuncio del passaggio del Signore fugge via con le sue passioni, con i suoi pensieri e preoccupazioni  per non lasciarsi afferrare dalla Grazia.  
Il pensiero si volge spesso ad un grande profeta, Elia. Come lui ho rifiutato ogni agiatezza. E come lui non godeva del favore del re Acab, tanto meno io godo del favore dell’indumeo Erode Antipa. Entrambi siamo legati a questo fiume, il Giordano; lui prima di salire sul carro infuocato ed essere rapito in cielo, lo attraversò all’asciutto, ed ogni essere che brulica in quest’acqua, seppur per breve tempo, arrestò la sua corsa verso la sua foce, luogo dove ogni forma vivente è destinata a morire. Io, per tua volontà, ho trasformato questo fiume in un lavacro di purificazione dove l’acqua corrente riversa i peccati nel punto più basso della terra, il mar Morto. Forse, mi hai condotto qui per dire che nessun essere vivente dopo la venuta del tuo Servo, sarà più destinato a riversarsi in un luogo dove la morte è incontrastata dominatrice. In questo specifico luogo devo attenderti, e amministrare un battesimo con l’acqua, in attesa di Colui che battezzerà con il fuoco dello Spirito.  Vedo le tue anime che assetate di Te si raccolgono intorno a me, mi chiedono: “Che cosa dobbiamo fare?”. Intravedo in loro il desiderio di cambiare la loro vita, per questo dico loro: “Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto”.   Bramano di incontrarti o Signore. Le loro anime desiderano solo Te, vero ed unico Veniente e arde il mio cuore di condurti a loro. Non conosco il tuo aspetto fisico, ma attraverso gli occhi del cuore ti riconoscerò quando verrai a me. Tu Signore sei Colui che deve passare, io solo colui che deve risvegliare i cuori al tuo passaggio. Per questo, con forza ti dico: Maranathà!. Vieni Signore non tardare, che la sposa ti attende. Vieni a squarciare con la tua Luce le malvagie tenebre che ci avvolgono, vieni a spezzare questo silenzio ed intona  il canto della vittoria della vita sulla morte, Tu, che sei l’unica fonte della Vita. Vieni Signore ad accarezzare le viscere di ogni tua creatura, affinché possa partorire vita nuova, vita bella, vita luminosa, vita che porti in se il riflesso della tua Misericordia.
Vieni Divina Delicatezza, vieni con il soffio del tuo Spirito per rinnovare ogni cosa sulla faccia della terra.
Vieni per coloro che dominati dagli istinti dei loro peccati sono rimasti intrappolati in pungenti rovi, vieni presto a risollevarli, a ungerli con il balsamo della tua Misericordia, ponili sulle tue spalle e riconducili all’ovile. Vieni o potente in battaglia, poiché il nostro avversario, il nemico antico, non concede tregua alcuna alle nostre deboli anime. Vieni Letizia del popolo d’Israele a slegare ciò che il maligno con la sua invidia ha legato. Vieni Colonna di fuoco che illumina la strada verso la terra promessa, vieni ad indicarci il sentiero della vita e donaci di scoprire la gioia nel percorrerlo. Vieni o Signore a prendere possesso della nostra desolazione, della nostra miseria, poiché Tu sei l’Amore che mai si rifiuta e mai si consuma. Vieni Parola annunciata che mai delude e mai tradisce. Vieni infinita Tenerezza, prendi possesso dei nostri cuori e convertici a Te, donaci la grazia di vedere ogni uomo con i tuoi occhi e di amarlo come lo ami Tu.
Vieni con potenza, Tu che doni il giusto senso ad ogni cosa della nostra vita, che ti fai debolezza affinché non abbiamo a spaventarci della nostra debolezza. Vieni amorevole Presenza a colmare ogni nostra assenza e guarisci i nostri cuori dal dis-amore. Vieni presto o Medico Divino, non tardare, ed ogni cieco riavrà la vista, ogni zoppo tornerà a camminare ed ogni muto tornerà a parlare. Vieni o meraviglioso Vivente del Cielo.  
Maranathà!. Maranathà!. Maranathà!.

 

 

 

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