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Riflessioni di Don Daniele Prà sulla Procreazione

Dal testo di Martin Rhonheimer

 

"ETICA DELLA PROCREAZIONE"

M. Rhonheimer, Etica della Procreazione, PUL Mursia, Roma 2000

 

INTRODUZIONE

Nella cultura odierna il termine tolleranza, sembra essere diventato baluardo di comportamenti che si vogliono concedere alla collettività, talvolta in forme giuridiche stabilite dai singoli Stati, come riconoscimento di nuove forme di moralità. L’analisi del testo preso in esame (1) , illumina la minaccia che deriva da questi nuovi comportamenti di azione verso la  vita umana già dal suo inizio. Affrontare tale questione, non comporterà solamente trattare del problema aborto, ma a maggior ragione anche la sterilità conseguente a tale pratica che induce talvolta le coppie al ricorso a tecniche di fecondazione artificiale, e la annessa soppressione di embrioni non impiantati. La stessa violazione della legge morale, non può non sollevare l’aspetto dell’uomo che si erge a dominatore della vita, decidendo o impedendone il suo inizio anche con pratiche contraccettive, e decretandone la fine attraverso la pratica della eutanasia, necessariamente fatta passare sotto il sofisma della dolce morte.

 

 

RIFLESSIONI

Nel contesto filosofico recente c’è anche il pensiero di coloro che vogliono ricordare alla post-modernità, la sua appartenenza a due diverse madri: quella greca e quella biblica. Secondo Ricoeur, per esempio, dalla matrice greca si è ricevuta la filosofia, come esplicita domanda sull’Essere, lasciando spazio alla ragione moderna che si presenta dominatrice nei confronti della natura, che abbiamo ricevuto da Atene; o alla sola ragione pratica che cerca la libertà, aprendosi al futuro. Ora, sembra così, che non ci sia più posto per il contributo biblico, ma non dobbiamo dimenticare, che il progresso non è solo tecnico, bensì si muove in un sogno, in una meta di pienezza. Questa meta di pienezza non può essere soddisfatta solo dall’aspetto tecnico-scientifico, in quanto il telos greco, è piuttosto punto da cui riparte la ciclicità storica; mentre è solo nel contesto biblico che possiamo ritrovare un mondo nuovo e diverso, una speranza che è appunto radicata nell’escatologia. Il magistero della Chiesa altro non fa che applicare la Rivelazione, ai temi dei recenti sviluppi tecnico-scientifici, nell’ambito della natura umana, senza sentirsi in obbligo di presentare una argomentazione in termini filosofici. All’interno dottrinale dell’Enciclica Humanae Vitae, ritroviamo un aspetto filosoficamente rilevante da questo punto di vista, infatti essa sottolinea il contenuto intenzionale di ciò che l’uomo fà (2) . La Persona umana, essendo unità corporea-spirituale, sperimenta i suoi atti, come parti integranti del proprio Sé personale (3) , e di conseguenza l’uomo, è soggetto ove le proprie azioni agiscono insieme, in un corpo spiritualizzato. Lo spirito parla perciò anche il linguaggio del corpo (4) , quindi: la procreazione umana ha il suo luogo nel contesto dell’amore spirituale, il quale è il contesto di una comunione di persone, e non istintiva guida degli impulsi (5) . L’HV presentando questa antropologica inseparabilità del duplice aspetto unitivo-procreativo, come unica essenza di un atto coniugale, fa sì, che la vita umana sorgendo da questo amore fra un uomo ed una donna, presenti non solo il matrimonio come verità antropologica della sessualità, ma perfezione stessa dell’impulso sessuale, in quanto Persone che attraverso la corporeità animata dallo spirito si donano l’uno all’altro senza riserve e per sempre. Mentre nel regno animale, gli esseri viventi sono condotti dai loro istinti al fine procreativo, l’uomo adempie a questa sua vocazione, attraverso la sua attiva e ragionevole partecipazione naturale al bene. Questa lex naturalis, mostra nella Persona umana un ordinamento della ragione che naturalmente, produce un’ordinazione verso ciò che è bene per l’uomo (6). Questo virtuoso comportamento si differenzia dal comportamento tecnico, ed è a questa lex naturalis, che la Chiesa annuncia, il compimento di quanto ereditato a Gerusalemme la Chiesa nella sua dottrina parla non semplicemente dell’uomo, bensì dell’uomo redento in Cristo e per mezzo di Cristo […] questo significa: Egli ci ha donato la possibilità di realizzare tutta la verità del nostro essere (7). L’HV definendo contraria la contraccezione alla legge naturale sottolinea la lacerazione dei significati unitivo-procreativo, derivante da tale scelta, significati che devono essere sempre accompagnati da una scelta intenzionale dell’agire: la norma formulata in HV si riferisce dunque ad un determinato tipo di azioni umane volontariamente compiute, e non all’evento fattuale fisico contraccezione (8). Intenzionale rimane pertanto l’azione, aperta alla vita, anche quando per svariati motivi psico-fisici, questa azione non avrà alcuna conseguenza procreativa; ed intenzionale rimane pertanto il reciproco amore fra uomo e donna, in quanto, un atto sessuale privo di questo elemento fondante, attuato solo con lo scopo di avere un figlio, sfigura la pienezza dell’amore insita nell’azione stessa, essendo la consummatio conseguenza dell’amore coniugale. L’intenzione è quindi l’aspetto fondamentale in un contesto di paternità e maternità responsabile, infatti qualora per l’egoismo che li spinge ad un più elevato tenore di vita, attraverso la carriera lavorativa ed economica, i coniugi, decidessero di non avere figli, evitando un concepimento sia attraverso la contraccezione, sia con la continenza periodica, in entrambi i casi si troverebbero in assenza di paternità responsabile, sebbene nel caso della continenza venga meno disintegrata la sessualità. La mentalità contraccettiva, priva alla base del comportamento sessuale, l’essere causa di una nuova vita, inducendo ad una cultura sempre più diffusa di assenza di responsabilità sessuale, facendo sesso senza la scomodità di avere figli, e promuovendo la prassi abortiva. Contraccezione significa darsi da fare affinché ciò che potrebbe accadere non accada. E perpetrare un aborto significa allora fare di ciò che tuttavia è accaduto un non accaduto (9). L’avere un figlio è in sé un desiderio legittimo nell’ambito dell’amore coniugale, ma soddisfare tale desiderio, è sempre in riferimento a un qualcosa che è un bene, anche se intenzionalmente non desiderato. Siccome, anche il ricorso a tecniche ed artifici definiti tecnicamente naturali, come nel caso della fertilizzazione in vitro, si premette l’esaudimento di un desiderio, indipendentemente dal donarsi corporeo-spirituale delle due persone in un gesto di amore unitivo, la volontà che persegue questo traguardo viene sviata e guastata dalla maniera di raggiungerlo, ossia dal fatto che lo scopo desiderato si materializza in un’intenzione di azione per la cui attuazione viene ora scelto un mezzo (10). È la stessa volontà che in situazioni differenti può spingere una Persona nel particolare stato di malattia, ad utilizzare se stesso, come mezzo di soddisfazione del suo desiderio di abbreviarsi la sofferenza (o di abbreviare quella dell’altro), attraverso l’eutanasia. Infatti in ogni tecnologia della riproduzione viene implicata la giustificazione della vita umana come dipendenza dal nostro desiderio, facendo si che il nascituro divenga il prodotto di una volontà causale. I diritti scaturenti dall’appartenenza alla specie umana, non sono originati da contenuti culturali o religiosi, seppur il cristianesimo ha fondato e fonda presupposti favorevoli all’affermazione di tali contenuti. In tal senso s'indirizza l’Evangelium Vitae: i non ancora nati possiedono un diritto alla vita. La questione quindi si situa nell’ambito dei diritti fondamentali. Ne consegue che tali individui non nati siano persone umane, idonee ad essere titolari di tali diritti , e allo Stato, prosegue il documento, spetta il dovere di rispettare e far rispettare tali diritti (11); infatti nello spazio della legge civile, seppur limitato rispetto alla legge morale, esso ha il compito di assicurare il bene comune, attraverso il riconoscimento e la difesa dei fondamentali diritti dell’uomo. Una autorevole donna del nostro tempo, Madre Teresa di Calcutta, nel suo grande spirito profetico, volle lasciarci anche questa eredità: oggi si parla tanto di pace, c’è un grande desiderio di pace. Ma come possiamo pensare che una nazione chieda perdono ad un popolo nemico, quando per legge si è autorizzato una madre ad uccidere il figlio che porta nel proprio seno? La madre, infatti, accoglie e porta in sé un altro, gli dà modo di crescere dentro di sé, gli fa spazio, rispettandolo nella sua alterità […] questo è il contributo fondamentale che la Chiesa e l’umanità si attendono dalle donne. Ed è la premessa insostituibile per un’autentica svolta culturale (12).

 


CONCLUSIONE

Il percorso intrapreso, ha dato la possibilità di presentare in questa riflessione non un semplice riassunto delle tematiche trattate nel testo preso come riferimento, ma a tal proposito, anche a formulare un pensiero critico nei confronti dell’esposizione che Rhonheimer sviluppa sul tema contraccezione preventiva in caso di minaccia di stupro può essere una scelta di autodifesa (13)? Pur aderendo al pensiero presentato dall’autore, riguardo all’aspetto contraccettivo in caso di stupro in un contesto morale nettamente differente, dall’ambito dell’intenzionalità di scelta, non condivido le seguenti sue parole: il diritto e a volte persino un ragionevole dovere (ovviamente non parliamo qui di aborto) di evitare un concepimento (14). Non spetta a me emanare nuovi aspetti morali, e neppure ne avrei le capacità, ma è utile anche ricordare come tale problematica fu sollevata in passato da alcuni fedeli del continente africano, a cui mi risulta non abbia fatto seguito nessun documento scritto da parte del Magistero. La stessa questione venne posta a Giovanni Paolo II nell’ambito del feroce conflitto etnico che sconvolse i Balcani, e mi sembra di percepire che l’autorevole risposta dell’allora Sommo Pontefice, fece più riferimento agli aspetti morali scaturenti dalla Croce di Cristo, l’unica verità che anche dal male è capace di trarre il bene, piuttosto che nella formulazione di nuova documentazione cartacea. Forse anche nella trattazione di questa delicata vicenda, è proprio l’aspetto intenzionale di chi subisce l’aggressione ad avere la risposta, nel senso, che viene da chiedersi, e mi sia consentito pormi questo interrogativo, anche solo in forma provocatoria: la Chiesa Cattolica, avrebbe oggi una Santa Maria Goretti, se il suo desiderio morale si fosse guardato dal difendersi dai possibili effetti non desiderati e non desiderabili di un atto imposto contro la propria volontà attraverso l’effetto fattuale fisico contraccezione? Credo che tale aspetto morale, resti aperto, e forse per dirla con Ricoeur citato all’inizio di questo percorso, non siamo solo figli di Atene, ma anche abbiamo in noi una matrice che appartiene a Gerusalemme.

 

 


 

 

1   M. RHONHEIMER, Etica della procreazione, PUL-Mursia, Roma 2000.

2   RHONHEIMER, Etica della…, cit., 24.
3   Cfr. Ibid., 47.
4   Ibid., 59.
5   Ibid., 51.
6   Ibid., 104.
7   Lettera Enciclica Veritatis Splendor 103-108.
8   RHONHEIMER, Etica della…, cit. 44.
9   Ibid., 99.
10 Ibid., 137.
11 Ibid., 206.
12 Lettera Enciclica Evangelium Vitae, 99.
13 Cfr. RHONHEIMER, Etica della…, cit., 122-125.
14 Ibid., 122.

 

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