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Solennità del Corpus Domini

Anno 2011

Io Sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno con questa parola inizia il vangelo della odierna liturgia. Il mistero pasquale che celebriamo in ogni eucaristia, ha in se il compimento reale di questo dire di Gesù alla folla. Non è più un dire, ma è realmente un realizzare, sia le antiche manifestazioni di Dio questo pane disceso dal cielo non è come quello che mangiarono i padri e morirono, sia la missione compiuta totalmente in Gesù Cristo chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

Questa Solennità che il Santo Padre ha celebrato insieme a tutta la Chiesa di Roma giovedì scorso, conclusasi con la solenne processione dalla Basilica di san Giovanni in Laterano a santa Maria Maggiore, in Italia per motivi legati alla riduzione delle festività religiose in funzione dell’attività lavorativa è stata spostata alla domenica successiva. San Giustino nel descrivere il giorno del Signore da lui chiamato del sole, spiegava come i cristiani si raccogliessero dalle città e dalle campagne in uno stesso luogo, e dopo aver fatto la proclamazione della Parola di Dio, venisse distribuito a ciascuno il pane e vino consacrati, alimento che viene chiamato eucaristia (ringraziamento). È storico, come per i primi cristiani fosse di vitale importanza partecipare all’eucaristia, anche nei momenti di persecuzione, quando significava dare la propria vita e quella dei propri figli per recarsi alla mensa eucaristica, in molti sono stati martirizzati per celebrare il giorno del Signore … è un atteggiamento che noi oggi, facciamo fatica a comprendere, perché con facilità il nostro rinunciare alla festività domenicale è spesso soprafatto da motivi più futili, come l’andare a fare la spesa al supermercato o come ripiego di quelle attività che non è stato possibile realizzare durante la settimana.
Ora noi, sappiamo dal Catechismo come nell’Eucaristia vi sia la presenza reale di Gesù Cristo in corpo-anima-spirito-divinità, e quindi la prima domanda che può sorgere in noi, è perchè si abbia la necessità di sottolineare questo grande mistero, con una particolare Solennità?

 
Per scoprirne l’origine ci lasciamo aiutare dalla tradizione, risalendo all’anno 1263, quando a seguito del peccato di un sacerdote si verificò un miracolo eucaristico riconosciuto dalla Chiesa. Il sacerdote Pietro da Praga dubitando sulla verità della transustanziazione, venne assalito dal dubbio che durante la consacrazione il pane ed il vino diventassero realmente il Corpo e il Sangue di Cristo, e intraprese un pellegrinaggio, venendo proprio qui a Roma sulla tomba di Pietro, per trovare la fede che aveva perso, nell’aspetto più profondo del suo stesso ministero sacerdotale. Di rientro verso casa, soffermatosi presso la tomba di santa Cristina a Bolsena per celebrare la Santa Messa, venne nuovamente assalito dal dubbio, e durante la consacrazione, mentre eleva l’ostia sull’altare, quel ostia era diventata carne da cui stillava abbondante sangue, segni che si possono osservare ancora oggi sul corporale conservato nel Duomo di Orvieto, e fu il papa Urbano IV, in conseguenza di questo evento ad istituire la festa del Corpus Domini.


Noi sappiamo, come la tradizione vada unita alla Parola che abbiamo ascoltato oggi, perchè forse anche noi molto spesso distratti da mille preoccupazioni, facciamo fatica a comprendere come ogni volta che la Parola venga proclamata, si vada a realizzare concretamente e realmente su questo altare, nel quale stiamo celebrando i Divini Misteri.
Se Cristo, nel mistero che celebriamo, si rende realmente presente con il suo Corpo ed il suo Sangue, significa che noi mangeremo e berremo realmente, non più questo pane e vino, che al gusto, tatto, vista, rimangono ancora tali, ma il Corpo e il Sangue di Cristo stesso. Ora, in termini molto semplificati dobbiamo sottolineare come mangiare il corpo di qualcuno, significhi che questo qualcuno sia morto, e quindi è esplicito il riferimento alla passione e alla morte in croce di Gesù: si, Gesù è morto per davvero.


Ma oggi Giovanni, nel suo Vangelo, sottolinea anche queste parole di Gesù … come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre che stanno a significare come Cristo viva per il Padre, ossia che la morte non è stata l’ultima parola su questo corpo, ma bensì la Risurrezione è il vero compimento ultimo della passione e morte in croce del Figlio di Dio (con la sua assunzione al cielo ed effusione dello Spirito Santo, che abbiamo celebrato in queste ultime domeniche).
Ecco allora l’importanza primaria di questa solennità … questo mistero è reale, perché Cristo realmente è Risorto … e oggi allora non possiamo esimerci dal riflettere su questa verità di fede, chiedendoci nel profondo: noi oggi, davanti a questa Parola che va a prendere carne per ognuno di noi, crediamo realmente alla resurrezione? O pensiamo molte volte che sia un bel racconto per abbellire la vita dei bambini, senza nessuna correlazione con la nostra esistenza concreta?


FRATELLI E SORELLE, CRISTO È DAVVERO RISORTO … QUESTO È L’EVENTO FONDANTE DELLA NOSTRA VITA CRISTIANA … MA SE CRISTO È RISORTO, CAMBIA TOTALMENTE IL NOSTRO MODO DI VIVERE, NON POSSIAMO PIÙ VIVERE COME SE QUESTO FATTO, NON SIA ACCADUTO.
LA RISURREZIONE, TESTIMONIA CHE QUESTA PERSONA È VIVA, È REALE, È PRESENTE DOBBIAMO DIRE NON SOLO IN MEZZO A NOI, MA TRA POCO VIENE DENTRO DI NOI…..VIENE DENTRO DI NOI PERCHÉ COLUI CHE MANGIA DI ME VIVRÀ PER ME.


La prima lettura nel descrivere il nostro pellegrinaggio terreno utilizza la simbolica del deserto, luogo spaventoso di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata senz’acqua molte volte noi facciamo esperienza di questi serpenti velenosi: attraverso la nostra superbia, orgoglio, ira, vanità della vita … siamo invasi da questo veleno, un veleno che non solo distrugge la nostra relazione con l’Altro, ma la stessa nostra realizzazione più profonda. Quante ferite e quanta amarezza sperimentiamo dentro di noi, nel peccare contro l’amore, che è l’unica nostra fonte di realizzazione.
Allora mentre pellegriniamo verso la Terra Promessa, il Regno dei Cieli, abbiamo bisogno di essere alimentati e sostenuti da questo cibo disceso dal cielo … il cibo che immette in noi una realtà eterna, che anticipa come una caparra, qui ed ora, ciò che nell’eternità sarà in pienezza.
Celebrare la Solennità del Corpo e Sangue del Signore, ha dunque relazione con la nostra vita di oggi, con la nostra quotidianità … SE CRISTO È DAVVERO RISORTO, IL CIELO È APERTO PER NOI … E QUESTA VITA CHE VIVIAMO NELLA CARNE NON LA VIVIAMO PER NOI, MA NEL SIGNORE.
Ecco allora cosa ci testimonia questa Solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo: il cielo è aperto per noi, Cristo ha vinto la morte, Cristo ha vinto ogni morte, anche quella ontologica del nostro essere. Questo Sacramento è garanzia, garante della possibilità … sta a significare, realmente, che è possibile vivere la verità del nostro matrimonio, è possibile essere fedeli, è possibile obbedire all’Humanae Vitae, è possibile essere fedeli al nostro Sacerdozio, è possibile aprirsi alla speranza, vivere la vita nella sua beatitudine più piena …


Ma attenzione, se questo evento che noi celebriamo nella fede, non è vero, non è reale, non esageriamo affatto nel dire che non sarà vera, ne reale, la nostra stessa esistenza umana … vorrei sottolineare questo non solo nel suo aspetto religioso o morale ma nel suo aspetto più profondamente esistenziale.
Se Cristo non è Risorto, non solo è vana la nostra fede, ma è vana la nostra stessa esistenza. Se Cristo non è Risorto la nostra vita si risolve in pochi anni (70-80 per i più robusti dirà la Scrittura, ma passano presto e noi ci dileguiamo), e saranno anni trascorsi alla ricerca di un riempimento esistenziale che mai si colmerà.
Vedete quanto affermava Giovanni Paolo II, nel dire che oggi ciò che è in gioco non è il mistero di Cristo, bensì il mistero dell’Uomo, è più che mai attuale oggi.
Tradotto in termini molto concreti, assistiamo nella nostra società, ad un processo di scristianizzazione, in molte nazioni specialmente del nostro Continente Europeo.
Uscendo dalla verità del Vangelo, si creano modelli di vita, che tendono a sostituirsi a Dio; ora qualcuno può avanzare la preoccupazione numerica o statistica del fattore religioso, e condurre il discorso ad un’analisi sociologica della religione, ma vedete, la causa di Cristo nel corso della storia, è sempre in agonia, non c’è un momento storico dove per la Chiesa non vi siano state persecuzioni, incomprensioni e quanto altro … ma questo non deve preoccupare perché c’è lì una Parola di Dio ben precisa: le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.


Diversa è la riflessione che vogliamo seguire, quello che deve davvero preoccupare è come oggi, in gioco vi sia davvero il mistero dell’Uomo.
Per quanto ci affatichiamo, mai saziamo la nostra sete di affetto, di amore, di successo, di realizzazione, mai riusciamo a colmare quella richiesta di amore che è stata seminata nel nostro essere più profondo, dallo stesso Creatore. Ne abbiamo conferma dal momento storico che stiamo vivendo, dando un calcio a Dio, mettendo Dio al di fuori della realtà umana, è l’uomo stesso che sostituendosi a Dio, va a d occupare il suo posto. Allora se io divento Dio della mia vita, della mia esistenza, tutto deve essere in funzione mia: l’onore la stima il successo il piacere … io … l’Altro diviene un oggetto al mio servizio. La stessa creazione, il mondo diviene una mia proprietà da difendere gelosamente … i miei confini, i miei spazi … guai a chi attenta ai miei confini, da quelli nazionali, per cui si può utilizzare ogni forma di difesa anche nucleare, ogni forma di guerra spietata nei confronti del nemico … a quelli personali, per cui se la moglie o il marito; i figli o i genitori; i parenti o i vicini di casa non ci comprendono più … posso distruggere ogni forma di relazione … anche con il mio corpo se si ammala, se invecchia, posso decidere io … questa forma apparente di liberalismo, sta creando una grande sconfitta della stessa natura umana … abbiamo trasformato le nostre abitazioni in carceri di incomunicabilità e di solitudine profonda, l’uomo più che mai oggi vive avendo chiuso il cielo, in un vuoto esistenziale sempre più ripiegato su stesso, per quanto cerchi il piacere ed il godimento sperimenta sempre più insoddisfazioni e chiusure … lo stesso mercato del corpo, alla stregua di un qualsiasi oggetto di consumo capitalistico, ci spinge sempre a nuove esperienze, dove ogni volta sperimentiamo non solo la riduzione del piacere, ma anche la sete che aumenta verso novità che divengono ogni volta sempre più degradanti. Lo stesso mercato miliardario della pornografia, che attraverso internet raggiunge le nostre case non risparmiando nemmeno più i bambini … propone modelli che distruggono alla base la verità fondante dell’amore umano tra un uomo ed una donna. L’alta percentuale di suicidi nel mondo giovanile, la droga, che mentre aumenta nel consumo si abbassa alle fasce di età sempre più giovani; l’alcolismo consolidata abitudine anche nelle ragazzine nel cosiddetto sballo di fine settimana … ci testimoniano come siano state profetiche le parole di Giovanni Paolo II. Oggi, quello che è in gioco, non è il Mistero di Cristo, bensì il Mistero dell’Uomo. Non vogliamo qui avanzare un giudizio sulle società di oggi, ma vogliamo considerare come le realtà storiche semmai testimoniano a favore della Parola di Dio ricordati del cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere…nel deserto…per farti sapere quello che avevi nel cuore…per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore.


Se Cristo è Risorto vuol dire che la vita non finisce su questa terra, vuol dire che siamo nati per non morire più … abbiamo iniziato un percorso che non ha più termine, semmai questa vita è davvero una piccola parentesi, verso un destino che non finisce più … Ma se Cristo è Risorto è certo che vi sarà anche un GIUDIZIO … saremmo giudicati da Dio, e lo saremmo proprio su questa verità … Se avremmo accettato o meno questo Amore Reale di Dio. … Noi oggi anticipiamo, in un certo senso questo giudizio, perché noi oggi siamo chiamati a credere, o nella nostra libertà a rifiutare, questa Grazia, questo dono di Dio, che realmente si fa presente in questo Sacramento che stiamo celebrando. Allora dicevamo, che siamo liberi? SI FRATELLI SIAMO LIBERI OGGI, MA PER DIRE FINALMENTE SI A CRISTO. CHE VIENE PER NOI, E RIPETO VIENE SACRAMENTALMENTE DENTRO DI NOI. Entra attraverso lo spazio e il tempo nella corporeità della nostra natura umana, per trasformarci nella sua Divinità, per anticipare qui, quella caparra di vita eterna, che un giorno ci sarà data in pienezza, quando Dio sarà tutto in tutti.
Ecco la Solennità del Corpus Domini, diviene per noi una grande opportunità, quella di alzare gli occhi al cielo, ed iniziare oggi una nuova vita, una nuova relazione con il Padre, con Dio. Accogliamo l’amore di Dio, accogliamo il dono del Padre, che è Cristo realmente presente con il suo Santissimo Corpo e Sangue in questa assemblea radunata nel sacrificio della Santa Messa.
Convertiamoci oggi a questo grande mistero di amore. Lasciamoci amare da Gesù, che per noi versa il suo Sangue e dona il suo Corpo. Cristo ci ama, in Lui se lo crediamo oggi i nostri peccati sono perdonati. Ecco che il partecipare di questo Corpo e di questo Sangue, è un invito all’amore, alla comunione, che la Chiesa realizza in ogni epoca attraverso l’annuncio del Vangelo. Si, la testimonianza dell’Annuncio coinvolge tutti noi, perché anche l’uomo di oggi sente la sete di Dio, sente la necessità di credere in Cristo. Anche l’uomo di oggi ha bisogno di fare l’esperienza di Dio, di Gesù Cristo che non è venuto a giudicare il mondo, ma che è venuto a salvare il mondo. Si Gesù Cristo viene adesso con il suo Corpo e il suo Sangue non per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di Lui.

 

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